Social Dilemma e i pentiti della Silicon Valley

Alberto Trivero
eMemory
Published in
3 min readNov 20, 2020

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The technology that connects us also controls us

Il documentario The Social Dilemma è disponibile su Netflix da qualche tempo, e ci si ritrovano i temi di cui ci siamo occupati da sempre noi di E-Virdis:

  • La profilazione a fini consumistici
  • Il furto dei nostri dati personali
  • La progettazione del software per dare dipendenza e sottrarre ogni controllo di gestione della tua impronta digitale
  • L’effetto di polarizzazione indotto dai social network sulla società

Abbiamo sviluppato eLegacy per aiutarti a riprenderti il possesso dei tuoi dati personali — di cui oggi hai solo la nuda proprietà! — e riprenderti il controllo della tua impronta digitale online (non quella delle tue dita, ma quella che ti lasci dietro navigando). Il tutto cercando di darti un’esperienza che ti arricchisce, ti aiuta a capire, e non ti dà soltanto adrenalina e dopamina rapida e inutile.

The Social Dilemma consiste in una serie di interviste a ex ricercatori / progettisti / inventori e vicepresidenti delle piattaforme della Silicon Valley, quasi tutti intorno ai 30–40 anni, perlopiù maschi. Quando viene chiesto loro “ma qual è il problema, qual è la ragione per cui hai cambiato lavoro, hai provato a ribellarti, cosa c’è che non va?” rimangono a lungo in silenzio… e poi in sintesi dicono: “abbiamo fatto molte cose perseguendo una nostra idea di bene, non ci siamo mai resi conto delle conseguenze che comportavano, non eravamo coscienti del sistema e dei suoi valori, e ancora adesso, per essere sinceri… no… non siamo sicuri di capire come il tutto sia successo.”

Tristan Harris, ex responsabile dell’etica nei progetti di Google, si avvicina più degli altri a un punto importante: i programmatori, i sistemi che generano le “soluzioni”, non hanno alcuna formazione umanistica e etica, sono alla mercé di altri, ma non lo sanno. Tristan sfiora poi il punto fondamentale: molte app e molti social network sono un supporto funzionale a un modello di accumulazione del profitto e generazione di disuguaglianze, ma non prosegue il ragionamento, o almeno non lo fa il documentario. Non vengono mostrate alternative, ma le alternative esistono.

Siamo rimasti colpiti del fatto che quando lavoravano per Facebook, Google, (Netflix!?), ecc., tutti loro, in breve, parevano concentrati a far funzionare il mondo esistente meglio, più veloce, con minor sforzo. Pensavano a un mondo più efficiente, ma uguale a quello esistente. A noi non basta, per questo insieme con Sloweb affermiamo che il web è sì uno strumento meraviglioso, ma sin dalla produzione degli strumenti tecnologici che lo alimentano e su di esso si nutrono, bisogna sforzarsi di lottare contro i valori sbagliati che spesso sono stati portati avanti da un’industria ICT che non ha avuto il confronto e la guida di Stati e Cittadini organizzati e informati, come dovrebbe essere in ogni settore dell’economia.

È finalmente ora che se ne parli sui media di massa, e in questo The Social Dilemma ha dato un importante contributo, ma soprattutto è giunto il tempo di cambiare direzione, per gli utenti ma in particolare per le aziende che ne gestiscono la vita. Non smettiamo di premere per il cambiamento, arriverà!

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