Qual è la storia dell’albero di Natale?

Jeshua Stenta
eMemory
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2 min readDec 12, 2016

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Io (a dx) con le mie sorelle. Natale 1996. Tutti i diritti riservati

In moltissimi Paesi è tradizione addobbare con luci e decorazioni un abete per le festività natalizie. Il rito di decorazione è uno dei momenti più sentiti dai bambini perché possono divertirsi a scegliere dove appendere un fiocco di neve o una pallina, ma è soprattutto un momento per stare insieme, in famiglia.

La tradizione di addobbare un albero in prossimità del solstizio d’inverno affonda le sue radici (letteralmente) in tempi molto remoti. Andando a scavare nella storia, scopriamo che i popoli germanici ed in particolare i Vichinghi — l’insieme di tribù rimaste in Scandinavia — usavano addobbare un abete nei giorni precedenti il solstizio d’inverno (21/12) ed officiavano riti intorno all’albero.

I Vichinghi ritenevano che l’abete rosso avesse il potere di far tornare il sole dopo la notte più lunga dell’anno, poiché è un sempreverde oltre ad essere sacro ad Odino. Era usanza portarsi a casa un rametto dell’albero sacro per poterlo decorare con fiori e frutti, che richiamano la fertilità della primavera.

Presso le popolazioni germaniche l’universo era raffigurato come un albero (chiamato Yggdrasil) che regge i nove mondi del cosmo, tanto che i Sassoni — tribù stanziata tra Germania, Olanda e Danimarca — veneravano una colonna sacra (detta Irminsul, cioè grande pilastro), rappresentazione di Yggdrasil.

Una volta entrata nell’orbita del mondo cristiano, la tradizione dell’albero di Natale è stata facilmente ricondotta all’Albero della Vita della Genesi e ad altri simboli cristiani (ad esempio il legno della Croce), tanto da essere largamente accettata dalla Chiesa romana pur essendo arrivato da Paesi di tradizione luterana.

Ogni famiglia ha delle tradizioni singolari e che hanno un valore solo per i suoi componenti. I miei genitori erano soliti scattare una foto a me e alle mie sorelle sotto l’albero tutti gli anni. Su eMemory ho iniziato a caricare queste foto, così posso vederle quando voglio e fra qualche anno potrò mostrarle ai miei figli e poi forse ai miei nipoti

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